dato alla «oralità» dei personaggi sono una evidente testimonianza del ruolo rappresentato, nella elaborazione e stesura del suo poema, dalla particolare esperienza teatrale di Ludovico Ariosto. Il nesso intimo tra Ariosto «teatrante» e Ariosto «poeta» meriterebbe un'ampia e accurata ricerca. Qui si vogliono concludere le nostre rapide note, ancora una volta, con un esempio testuale: l'agnizione, se così si può definirla, di Atlante da parte di Bradamante. Bradamante, in virtù dell'anello fatato che la rende invisibile, riesce a sconfiggere e catturare l'incantatore, già descritto in tutto il fulgore del suo cavallo alato, delle sue armi, del suo magico scudo. Ma allorché la guerriera vittoriosa è sul punto di dar morte al rivale, ecco, inatteso, il colpo di scena: Disegnando levargli ella la testa alza la man vittoriosa in fretta; ma poi che 'l viso mira, il colpo arresta, quasi sdegna :r;i. do sì bassa vendetta; un venerabil vecchio in faccia mesta vede esser quel eh'ella ha giunto alla stretta, che mostra al viso crespo e al pelo bianco età di settanta anni o poco manco: (IV,27). Lo spettatore -pardon! il lettore - di fronte a questa metamorfosi è preso alla sprovvista, e, al pari della donzella, si intenerisce: sacra è la figura del vecchio! Ma basteranno poche ottave, e di nuovo tutto è rimesso in gioco: il negromante, con una delle sue magie, riesce a liberarsi («sbrigassi dalla donna il mago allora, / come fa spesso il tordo dalla ragna»; IV,39), mentre la scena si popola delle donne e dei cavalieri tenuti prigione nel castello: sul proscenio, l'incontro di Bradamante e del suo Ruggiero, dopo che tanto a lungo, dopo essersi visti e parlato soltanto «una volta» (II,32), si cercar poi la notte e il giorno chiaro. (IV,41) 202
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==