Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

marinai, carrettieri. La sala era sempre gremita, e molti i commenti ad alta voce in occasione delle scene che più colpivano l'immaginazione, e che si ritrovavano, minutamente dipinte, sulle fiancate colorite dei carretti: i duelli, le «disfide», le morti. Ma il punto più alto, almeno nel ricordo, era la scena nella quale Bradamante, toltasi l'elmo, liberava improvvisamente lo splendore dei suoi lunghi capelli biondi. Era un'apparizione che aveva in sé quasi del sacro, un sogno, coltivato nel chiuso delle fantasie del desiderio, che si realizzava in un silenzio come stupito. Così, un'antica tradizione di cultura popolare aveva intuito, e perseguito, ciò che non molti anni or sono avrebbe fatto riemergere - ad opera di Luca Ronconi - nelle piazze e negli schermi televisivi la teatralità del Furioso. Ludovico se ne intendeva, era, per dir così, del mestiere. Scrive Cesare Segre, nella voce Ariosto della Enciclopedia Europea Garzanti: Il teatro occupa nell'attività dell'autore un posto e una durata (dal 1509 sin quasi alla morte), molto più cospicuo di quanto il nostro gusto di lettori (mentre il pubblico naturale erano gli ascoltatori dei teatri di corte) possa immaginare. L'attività di traduttore di comici latini, di regista, e talvolta attore, di creatore dipiéces originali, era per l'Ariosto non soltanto un impegno letterario, ma una delle mansioni istituzionali34 . Ed è lo stesso Segre, nei saggi raccolti in Teatro e romanzo a fornirci una rigorosa messa a punto delle peculiarità dei due generi, sulla base dell'analisi dei «rapporti tra il soggetto dell'enunciazione, l'emittente, e il destinatario, il pubblico»35 . L'insolita utilizzazione della diegesi, nelle sue varie forme e modalità, nel Furioso, la sua stessa cornice, il rilievo 201

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