Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

sfatto,e auto de grazia che quella si fusse degna- . ta leggere le cose mie, se 'l libro fusse stato in termine da poterlo mandare in man sua. Ma,oltre che 'l libro non sia limato né fornito,come quello che è grande et ha bisogno de grande opera,è ancora scritto per modo,con infinite chiose e liture,e trasportato di qua e de là,che fòra impossibile che altro che io lo leggessj: e de questo la illustrissima signora Marchesana. sua consorte me ne pò far fede; alla quale,quando fu a questi giorni a Ferrara,io ne lessi un poco19 • La cornice entro cui Ariosto pone dunque il suo poema è da lui accuratamente delineata; ma egli non si arresta qui,e fa impiego,seppur sobrio,di un'altra,più sottile, funzione narratologica: il proprio intervento diretto in quanto autore,o meglio maschera, immagine che vuol dare di sé ali'ascoltatore/lettore. Lo fa sin dal proemio,ponendosi,appunto,in prima persona,dedicandosi ben quattro versi della seconda ottava,e anteponendoli persino alla dedica al cardinale Ippolito d'Este: Dirò d'Orlando in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai né in rima: che per amor venne in furore e matto, d'uom che sì saggio era stimato prima; se da colei che tal quasi m'ha fatto, che 'l poco ingegno ad or ad or mi lima, me ne sarà però tanto concesso, che mi basti a finir quanto ho promesso. (1,2) Il poeta finge,dunque,se stesso,sia pur «quasi»,ridotto,per amore,allo stato di follia di Orlando. Riprenderà il motivo nell'esordio del canto XXIV,commentando una delle manifestazioni di questa follia («Quivi fe' ben de le sue prove eccelse,/ ch'un alto pino al primo crollo svelse: // e svelse dopo il primo altri parecchi / come fosser finocchi,ebuli o aneti; / e fe' il simil di querce e d'olmi vecchi,/ 187

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