mento, somatico, col dolore di allora al seno. Non è difficile rendersi conto dell'alto grado di vissuto di separazione-frustrazione di questo bimbo in rapporto col seno, e del livello di proiezione-persecuzione, che il dolore in seduta ha rievocato. La fantasia che non si debba tagliare il cordone (ma egli deve pur ammettere che va tagliato) è dovuta al timore persecutorio di non potersi più alimentare per l'alterazione linguale, proiettato sul seno cattivo, così come non può ricevere in seduta le parole buone perché non può usare la bocca per chiederle. La memoria sensoriale è, come abbiamo visto, uno strumento che ricuce le percezioni sensoriali, propiocettive e somatiche, le correlazioni primordiali col mondo esterno, gli stimoli pulsionali e le tappe del loro sviluppo, ed è l'area in cui si costituisce il sé, memoria non dell'Io ma del sé. Si mette in funzione per la ristoricizzazione dell'individuo e per la costruzione dell'identità, tipicamente nella situazione analitica, ed autonomamente in certe fasi della vita, come per esempio nell'adolescenza ove la riedizione dell'edipo, i confronti tra corpo nuovo e corpo infantile, attraverso il confronto tra memoria attuale e memorie arcaiche, e le nuove esigenze somatiche (collegate con la memoria propiocettiva), si intersecano per definire il patrimonio libidico e gli oggetti interni. Per questo motivo la psicoanalisi del sé, più che ad un re-telling del conflitto dell'Io, mira da un remaking emozionale (al di là dell'insight), attraverso l'uso di elementi come la memoria sensoriale nella relazione analitica. Romolo Rossi 237
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