della loro reciproca posizione, funzione strettamente legata alla memoria. Ma è importante fare qualche annotazione generale sul tempo e sulla funzione mnesica legata inestricabilmente ad esso. I concetti psicoanalitici che ruotano intorno al problema che qui ci interessa, e cioè quello della valutazione del tempo interno, o se si vuole, del tempo vissuto, o psichico, sono diversi: si parla di rimemorazione, regressione, anticipazione, condensazione ecc. Si deve dire che il processo analitico tende a favorire l'arricchimento delle dimensioni storiche interne, per rendere possibile lo sviluppo del progetto nel futuro: in questo senso, l'istinto di morte e l'idea della morte lo intoppano e lo interrompono, così come ogni processo di separazione ed ogni minaccia di perdita d'oggetto tendono ad agire, inevitabilmente, come un blocco tra le ruote. La tecnica analitica ha quindi sempre a che vedere con processi di resistenza contro la memoria come coscienza del tempo, in quanto resistenza contro il concetto della fine o della catastrofe, e con processi orestei di negazione della nascita come inizio di percezione del tempo. Il lavoro del lutto, implicito in ogni analisi, è in fondo legato al ripristino della percezione del tempo, contro l'onnipotenza atemporale. Lo scopo del processo analitico, così come di ogni processo di sviluppo, viene riformulato (R. Berna-Glanz) in termini paralleli alla frase di Freud «là dove c'era l'intemporalità, dovrà esserci l'ordine temporale», il che si può ritrovare nella formula che esprime lo working-through, e cioè «adesso come allora ma diverso da allora», che non può avvenire che sul filo di un tipo particolare di memoria. Il tempo può considerarsi d'altra parte (S. Kafka) come il nucleo della realtà psichica, ed in certo modo il collegare e riportare all'oggi le diverse esperienze è propriamente il funzionamento mentale, o meglio rappresenta il nucleo centrale della modalità attiva della vita psichica. In 228
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