regola del setting terapeutico, sono importanti quanto quello che viene detto al bambino. Per esempioè importante che il bambino non sia libero di vagare da una stanza all'altra còstringendo il terapista a seguirlo, come succede in alcune forme di psicoterapia. Coloro che hanno adottato la tecnica della Klein per l'analisi infantile hanno imparato ad apprezzare là metodolog1a che ci ha tramandato. La regola sensata che stabilisce che ciascun bambino abbia un suo cassetto o una scatoladove tenere i propri giocattoli, costituisce per esempio uila rete sicura, una sorta di amaca Iiella quale l'analista e il bambino si ·dondolano insieme. Questo contenimento, importante per ttitti i bambini in generale,è essenziale per i bambini autistici «non integrati». Cinquant'anni fa la Klein era in anticipo sui suoi tempi, perché intuì che anche i bambini e non solo gli adulti soffrono di psicosi, e che inoltre c'era il bisogno di formulare, dal punto di vista psicoanalitico, diagnosi differenziali più precise tra i vari tipi di psicosi infantile. Penso che uno dei compiti principali dell'analisi, afferma la Klein, debba essere quello di scoprire e curare la psicosi infantile. La conoscenza teorica così acquisita sarebbe indubbiamente un contributo prezioso alla nostra comprensione delle strutture delle psicosi e ci aiuterebbe a: fare delle diagnosi differenziali più precise fra le varie malattie. La psichiatria ortodossa ormai accetta il fatto che i bambini possano soffrire di psicosi, ma il pensiero di Melanie Kleinè ancora più avanzato dell'ortodossia vigente oggi nel sostenere che alcuni bambini psicotici possono rispondere positivamente alla terapia psicoanalitica. Questa convinzione ottimistaè stata ormai convalidata dai singoli psicoanalisti e psicoterapisti dei bambini. Una conferma inequivocabile proviene dagli operatori dell'I207
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==