corso di una storia interminabile. Ma, da tempo, il mondo di Fritz e la sua particolare utopia, sono stati accantonati e spesso disapprovati. Negli anni in cui uscì negli albi e al cinema, esprimeva una sorta di sorridente garanzia esopiana, offerta a un Eros così libero, lieto, affermato, diffuso, da collocarsi ormai dovunque, riempiendo giustamente di sé anche i paradigmi delle più caste e sedimentate . finzioni. C'era già, indubbiamente, anche un sottofondo erotico, a garantire la piena validità mondana dell'ascesa inarrestabile di un avventuriero come il gatto con gli stivali, ma il fatto che Fritz, gatto sessantottino e controculturale, lo espliciti, lo renda spassoso e trionfante, segna un grande passaggio nell'articolazione delle finzioni. Fritz era assolutamente inedito e alternativo: la grafica su cui si fondava era greve e tenera, insinuante e paradossale, realistica e grottesca, aggressiva ma anche dedita al culto di morbide dolcezze. La sconfitta, la fine di Fritz, è una fiaba nella fiaba. Ma L'Ape Maja7 di Bonsels, o le fiere bestie che vivono con Mowgli le avventure narrate da Kipling, o le vicende delle formiche dettagliatamente elencate dal nostro Vamba, restano essenzialmente come località definite quasi da un unico cartografo. Mai come ora, tra languori di ecologisti da boudoir e sterminio da gangster planetari, sentiamo quanto può essere importante capire perché, in tutta la sua storia, l'uomo abbia raccontato tante storie a proposito di questi suoi infelici coinquilini nel pianeta. Le storie oggi ci appaiono come un globale risarcimento, tentato da misteriosi e preveggenti narratori, che non vedevano, forse, un pianeta privo di animali, ma pativano tutte le contraddizioni di una fratellanza resa tale dai sogni e dal vissuto, poi però punteggiata di stragi, di torture, di soluzioni quasi finali. Un grande massacro di gatti8 , del resto, fu una sorta di emblematico antefatto della rivoluzione francese. Ma Michele il Topo, Donald il Papero, le talpe che si godono il 159
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