[...] spazzati dal vento» (cfr. p. 93). Di mattina lavora invece il tecnico del destino che,in Amore di G. Manganelli, raccoglie da una quercia "viglietti" maturi,cioè ricoperti di scrittura, mentre la storia del non nato è stilata su 34555 «frammenti di carta [...] sparsi in un'area di ventotto miglia quadrate» (cfr. G. Manganelli, Hilarotragoedia, p. 121). Il metronotte di Klobas è figura agile e fiabesca che,da vicoli ciechi tra amori teneri o indecenti,appunta biglietti anche sui neri aerei in volo,oltre che «sui bidoni delle immondizie,sui loro odori» (non sulle «coccole aulenti») «sulla pioggia che cade,[...] sui pensieri gentili» (come dire «su i freschi pensieri»); e Manganelli scrive: Amore,il bosco che percorro è rado,di mite luce, una frammentata fosforescenza di foglie. Certo, potresti restare nascosta nel bosco, o in questo dispersa, o forse esserti fatta erba, muschio,fango, ramo, fiore; in un ronzio di insetti mi piace inventare la tua voce,e farti capelli dell'erba, e il tronco che tocco è il tuo corpo (cfr. Amore, p. 66). Così D'Annunzio canta di Ermione «[...] Su le soglie/ del bosco», «quasi fatta virente, I par da scorza tu esca»; e «tra le palpebre gli occhi/ son come polle tra l'erbe». C'è un filo di trama al quale stanno appesi i brandelli dei discorsi,e.d è costituito dal «cosciente proposito di esistere,di esistere in ogni caso» (cfr. p. 117) in contrasto con la tendenza al progressivo rimpicciolirsi che,annullando il protagonista, asseconda la sua inesistente volontà di procreare. Le due volontà (esistere e non esistere) si ritrovano, per esempio, in Michaux e in Manganelli. Da una parte c'è il doloroso sforzo di nascere,come,in Michaux, la testa che esce a pezzi dal muro tra frantumi di parete perché è necessario nascere comunque e da qualunque fonte: è il caso di Pon (sempre di Michaux) e della sfera di 229
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==