Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

«Fronteggio il freddo a viso aperto, digrignando i denti che si congelano ma poi si sciolgono davanti alla fiamma accesa della candela» (cfr. p. 11); «denti di legno infissi direttamente nelle gengive» (cfr. p. 16); «la ruggine prende i denti» (cfr. p. 27), «Capita anche, nel torpore, che inciampi nei miei stessi denti, rimanendovi infilzato da parte a parte, con atroci sofferenze» (cfr. p. 59); «è da sempre che vagheggio di finire come ho cominciato, cioè nel niente, con i denti guasti che schiacciano quelli sani, che i denti si sbranano fra loro per noia o rabbia,[...], che i denti di latte mi schizzano via prima o poi, che i denti superiori cadono prematuri e trascinano nella caduta anche gli altri, che i denti caduti continuano a scannarsi fra di loro con uguale impeto,[...], che si mangiano con la massima ingordigia, che è naturale tra denti accanirsi gli uni contro gli altri, che si afferrano dal di dentro con strappi dolorosi, che si mangiano da soli, [...] la bocca mangia se stessa» (cfr. pp. 180-181). In Hilarotragoedia (1964) di G. Manganelli si legge: Scucio con le mani la ferita sulla fronte, dal cuoio capelluto all'interstizio tra le sopracciglia; arrovescio la pelle; estraggo la calotta cranica; tac, altro tac: sganciata. La lascio scivolare lungo il braccio, come una bilia.[...] I denti, i denti nelle tempie! (cfr. p. 32). Denti anche nelle prime poesie di Porta incluse nei Novissimi: 224 «la lingua disciolta nella saliva bollente/ tra i denti alla deriva» (cfr. La pelliccia del castoro); «sopra gli occhi si placa arrovesciati,/ filtra nella chiostra dei denti» (ibid.); «le gambe non sorressero inclinando/ e rotean-

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