94 La psicologia di Jung si incentra soprattutto sul processo creativo, trascendendo la persona dell'artista:«Il tornare a immergersi nello stato primigenio della participation mystique è il segreto della creazione e dell'azione artistica, poiché a questo livello dell'esperienza non è più in causa il singolo soltanto, ma la collettività, e qui non si tratta più del bene o del dolore del singolo, ma della vita della collettività. La grande opera d'arte infatti è obiettiva ed impersonale e ci tocca nel più profondo. Perciò quello che concerne personalmente il poeta è soltanto vantaggio o impedimento, ma non è essenziale per la sua arte». Jung, Psicologia e poesia, Torino, Boringhieri, 1979, pp. 80-81. Una stessa svalutazione del concetto di autore è stata più recentemente formulata, con intenti e prospettive diversi, da M. Foucault che si ricongiunge alle analisi fatte da Nietzsche e, nella cultura letteraria francese, da Mallarmé, Blanchot e Bataille. (Si veda il saggio Che cos'è un autore? contenuto in Foucault, Scritti letterari, Milano, Feltrinelli, 1971). 95 «Sono stati in particolare Jung e la sua scuola a sottolineare il contenuto impersonale, analizzando la comunicabilità degli archetipi mediante la teoria dell'inconscio collettivo, ipotesi che, per quanto posso giudicare, non è necessaria alla critica letteraria». N. Frye, Anatomia della critica, cit., pp. 146-147. 96 Mediazione permessa (alla maniera di Kerényi), proprio dall'archetipo. Tramite questa continuità tra passato e futuro la letteratura viene a definirsi veramente come società, un unico inviolabile contratto che«... preserva quella continuità tra ciò che è morto e ciò che è vivo e ciò che ancora non è nato, fra il ricordo del passato, la realtà del presente e la anticipazione del futuro». (N. Frye, /;ostinata struttura, cit., p. 37). 97 Come la cultura umana, così la storia viene studiata da Frye in quanto produzione ininterrotta di miti e di archetipi. Allo stesso modo che per Durand, è la storia che dipende dagli archetipi ciclici e progressisti (si veda Le strutture antropologiche dell'immaginario, cit.). Del resto nei capitoli di The Criticai Path, Frye realizza proprio una storia per grandi archetipi mitico-religiosi. (Si potrebbe obiettare a questo punto la contraddittorietà tra un concetto positivista di storia e una propensione a trattare gli eventi secondo criteri "mitici", raggruppando cioè fatti letterari e culturali, legati non cronologicamente o casualmente, ma sincreticamente o tramite nessi e raggruppamenti in serie). Frye pone soprar:tutto attenzione a quegli oggetti letterari dotati di rispondenza al mantenimento come al mutamento dei propri caratteri: storia allora come prospettivismo che, lontano dai poli opposti del relativismo e dello storicismo assoluto, è capace di riferire un'opera d'arte ai valori del suo tempo e di tutti i periodi precedenti e successivi, poiché questa è insieme eterna (mantiene cioè una certa identità) e storica. Ogni opera verrà considerata allora come monumento, non come documento. (Come voleva Eliot, e recente220
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