Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

la sua tipologia letteraria fino alla frazeriana definizione dell'origine di ogni opera. 85 «... gli archetipi sono prima di tutto un simbolo comunicabile». N. Frye, Anatomia della critica, cit., p. 141. Il corsivo è di Frye. 86 Frye specifica che «... un archetipo è una convenzione non semplice, ma complessa. Gli archetipi sono nessi associativi e includono un ampio numero di associazioni mentali... che sono comunicabili in quanto accade che un vasto numero di persone... abbia familiarità con queste associazioni... Tali archetipi si distinguono dai segni perché sono complessi variabili» (Il linguaggio della poesia, cit., p. 188). Il corsivo è mio. Il concetto di simbolo, come si vede, è legato alla concezione che ne avevano Jung e Cassirer: esso è una formazione autonoma della psiche umana, mantenuta costantemente ambigua al fine di evitare l'interpretazione univoca ed esoterica. Il simbolo perciò, continuando ad essere comunicabile attraverso le epoche, è un mezzo di "democratizzazione" della letteratura che ribalta ogni forma di "semioticismo" prevaricatore. 87 L'archetipo è, come per Jung, il mezzo di una partecipazione mistica che lega l'uno al tutto, l'estremo al primigenio, il nuovo all'antico. Per mezzo dell'archetipo l'autore si sente immediatamente al centro di un vasto cosmo letterario ordinato. 88 In quanto forme senza contenuto, gli archetipi di Frye rispecchiano fedelmente la concezione junghiana. La stessa archetipologia di Jung, inoltre, si dimostra molto utile a Frye per la caratterizzazione dei diversi gruppi di immagini. Si veda ad esempio il capitolo Derivazione antica di orientamenti nuovi, in Favole d'identità, cit. 89 Gli archetipi, in quanto forme ricorrenti, concedono agli uomini la capacità di reinterpretare il mondo attraverso simboli arcaici sempre attuali. Sono perciò, come voleva Kerényi, forme di immaginazione inesauribili in una società in cui l'immaginazione e la simbologia stanno via via scemando. L'eterno ritorno dell'archetipo ha portato ad esempio Jung all'interesse verso le regioni di confine della vita spirituale (magia, mistica, alchimia) e verso un tipo di archeologia simbolica alla Eliade. 90 N. Frye, Z:ostinata struttura, cit., p. 99. Il passo continua con una precisazione di Frye riguardante l'autonomia dei suoi criteri critici: «Ma io considero questo termine [l'archetipo] come un termine proprio della critica e non tratto dalla filosofia neoplatonica o dalla psicologia junghiana. Comunque non mi metterei a litigare per una parola e non sostengo nessun "metodo" critico al di là del fatto di ritenere che la struttura e il sistema delle immagini sono elementi centrali della considerazione critica». 91 N. Frye, Il linguaggio della poesia, cit., p. 195. 92 N. Frye, op. cit., pp. 185-186 93 N. Frye, op. cit., p. 195. 219

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