Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

della simbologia, alla ricerca di quei tratti immaginativi che in quanto universali, hanno come loro essenza primaria e immediata la forma mitica. 80 N. Frye, Z:ostinata struttura, cit., pag. 81. 81 Già nel Protagora di Platone mythos veniva contrapposto a logos: «Su questo punto, Socrate, non ti racconterò più un mito, ma ti farò un ragionamento» (Platone, Protagora, in Dialoghi filosofici, Torino, UTET, 1978, 324d). Dalla Scienza nuova di Vico in poi, attraverso i romantici tedeschi fino a Nietzsche, il mito ha conquistato una sua dignità ad essere considerato una sorta di verità complementare a quella scientifica. Kerényi cita l'Herman Broch di The Heritage of Myth in Literature: «Nel mito le verità fondamentali dell'anima si rivelano ad essa stessa; ella le riconosce negli eventi del mondo e della natura e le mette in atto. In un processo parallelo, la ragione (min<l), afferma come sue verità fondamentali i princìpi della logica; essa riconosce questa logica nel mondo esterno, nella concatenazione di causa e di effetto, mettendosi in questo modo in grado di servirsi di essa. Mythos e logos sono i due archetipi del contenuto e della forma: essi si rispecchiano a vicenda e si ritrovano uniti, in un mondo meraviglioso, nel più umano di tutti i fenomeni: nel linguaggio». ( Kerényi, Miti e misteri, cit., p. 289). Il tema viene ripreso da Frye in Mythos e Logos, saggio contenuto in «Strumenti critici», giugno 1969. 82 Si veda in particolare il saggio Fase mitica: il simbolo come archetipo, contenuto in Anatomia della critica, cit. 83 N. Frye, Z:ostinata struttura, cit., p. 81. 84 L'universo letterario è per Frye un universo autonomo e autosufficiente e qualunque sua forma è una forma mitica: il mito è l'archetipo. In ogni ciclo della natura tutto si riconduce ad un solo modulo di significato del quale il mito narra muovendosi intorno ad un centro che può essere il sole, la fertilità vegetale, un dio o un eroe. Partendo dal mito solare, Frye ricava una tavola fondamentale costituita da quattro fasi. La prima corrisponde all'alba, alla nascita e alla primavera e costituisce l'archetipo del romance; la seconda, momento dello zenith, dell'estate e del matrimonio, definisce l'archetipo della commedia, della pastorale e dell'idillio; la terza fase è quella dell'archetipo della tragedia e dell'elegia: è la fase del tramonto e dell'autunno, della morte; la quarta è quella della satira, dell'inverno, della sconfitta, del tempo del diluvio. Frye si spinge anche nella ricerca della definizione di un mito centrale, informatore primario della letteratura. (L'idea di un mito centrale informatore della letteratura, anticipata da Vico, è stata imposta da Jung e da Frazer alla critica letteraria). Ed egli lo trova nella quest, nel!a ricerca perenne dell'uomo per la realizzazione dei suoi desideri. E lo stesso Jung a parlare di quest: «Mosè è l'uomo della ricerca, della quest» (Anima e morte - Sul rinascere, cit., p. 7576). Con il concetto di quest, Frye conduce la sua mitografia critica e 218

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