Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

del termine "archetipo" (considerando le immagini come una sublimazione degli archetipi piuttosto che una riproduzione della realtà) egli non lo interpreta tuttavia nel senso ancestrale-razziale come Jung, bensì in un senso cosmico-naturalistico, tipicamente romantico. Gli archetipi junghiani vengono riportati ad una loro radice naturale: alla reverie degli elementi (aria, acqua, terra e fuoco). 33 Da questo concetto muoverà l'analisi di Kerényi. 34 Nel concetto di inconscio collettivo è postulato il carattere autoregolante della psiche, integrazione di conscio e inconscio verso la totalità psichica: verso ciò che Jung chiama Selbst. 35 C.G. Jung, Anima e morte - Sul rinascere, cit., p. 48, citando Pierre Janet. 36 Un parallelo può, infatti, essere fatto con l'opera svolta in antropologia da E. De Martino. Jung vede nell'inconscio non affrontato e integrato dal conscio, l'origine della distruzione totale dell'uomo. 37 Il brano è riportato in Jacobi, op. cit., p. 70 38 Questo tema è ampiamente svolto in Kerényi, Miti e misteri, Torino, Einaudi, 1950. 39 «L'inconscio collettivo è l'esistenza psichica degli antenati giù, giù, fino alle prime origini», C.G. Jung, La dinamica dell'incoscio, in Opere, cit., p. 130. Occorre però guardarsi bene dall'assimilare la grande portata dell'opera e delle teorie di Kerényi al lavoro svolto insieme a Jung, e non relegare lo studioso ungherese in una zona troppo angusta: quella che Jesi definisce come «l'istante "junghiano" delle ricerche di Kerényi» (F. Jesi, Mito, Milano, Mondadori, 1980, p. 96). 40 Una ricerca a ritroso che non va certo intesa nei termini di una regressione freudiana o reazionaria. Ogni «passo indietro» corrisponde per Kerényi, come per Jung, ad un balzo in avanti (quel «passo indietro» che istituisce il mito. Si veda l'introduzione ai Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia). Gli archetipi sono per entrambi gli studiosi, forme di dinamismo psichico, ciò che Bachelard chiama «symbolesmotoeurs» (La terre e les reveries du repos, Paris, Corti, 1948). 41 Aristotele, Merafisica,) 2, 1013a. 42 Kerényi-Jung, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, cit., p. 22. 43 Kerényi-Jung, op. cit., p. 23. 44 Con ciò non vorremmo però essere fraintesi: non si vuol certo dare quindi un'interpretazione "eliadiana" di Kerényi. Si vuole evidenziare invece come in Kerényi il mito venga a rappresentare mezzo di misura e proiezione verso l'Altro, acquistando perciò caratteri essenzialmente ideali e utopici. Il ritorno al mito non ha, in Kerényi, caratteristiche della cosiddetta "destra tradizionale", né viene a trovarsi vicino, in particolare, alle idee di Eliade. Eliade ad esempio scrive: «Il mito quale che 214

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