solo nel Paradiso Terrestre, abbia sognato una donna e che nel sonno abbia raggiunto l'orgasmo. Il seme di Adamo perso nel vento diede origine ai Vampiri»9 • 6. A questo punto, la pista che seguo si biforca. Per così dire, cercavo un vampiro e ne ho trovati due. Nell'Ulisse la figura del vampiro è un elemento comune a più serie, il nodo in cui almeno due serie si incrociano. Da un lato il vampiro familiare e materno, dall'altro il vampiro contagioso e diabolico. Al primo Dedalus pianterà un paletto nel cuore (il bastone con cui rompe il lampadario e che chiama «Nothung» - il nome della spada di Sigfrido, uccisore di draghi), ma del secondo subisce il fascino (e gli dedica una poesia). Il bivio di fronte a cui mi trovo non è una metafora della mia indecisione, o dell'indecidibilità del simbolo «vampiro». È un bivio reale, come reali sono le strade che ho seguito, perché, come dice Edmund Wilson, rivisitiamo l'Ulisse «come se fosse una città, nella quale giungiamo a poco a poco a riconoscere i volti, a comprendere i caratteri delle persone, ad afferrare le relazioni, le correnti, gli interessi.[...] E, quando lo rileggiamo, partiamo da un punto qualsiasi, quasi fosse veramente qualcosa di solido come una città, qualcosa che abbia una reale esistenza nello spazio e in cui si possa entrare da qualunque direzione»10. Renato Giovannoli 229
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