of longing still. Longing that all go. Dim go. Void go. Longing go. Vain longing that vain longing go15• Se si compara anche soltanto questo breve squarcio agli esiti sortiti dalle strategie joyciane, ci si può allora rendere conto di quanto il procedere narrativo via via allestito da Samuel Beckett sia stato liquidatorio degli insegnamenti (paralizzanti) del maestro. Dopo mezzo secolo di "tentativi" (tale è la distanza temporale fra la lettera ad Axel Kaun citata e la stesura di WorstwardHo), il lettore può finalmente partecipare al realizzarsi di quella "musicale" trama di pause dal cui fondo emerge, fra gli «oggetti discreti extralogici», il vuoto felice delle cose. Nasce qui, fra l'altro, il procedere letterario, cioè quella prolifica indistinzione fra i generi (il permanere dei quali, nei nostri anni, è una sorta di rigidità cadaverica) che Samuel Beckett ci consegna come l'esito definitivo della sua febbrile attività. L'importanza di una tale svolta, radicale e sostanziale, è innegabile. Essa abbisognerebbe, per essere totalmente sviscerata, di uno sforzo critico tale da poter rendere giustizia del senso innanzitutto etico (perché ogni attività letteraria è innanzitutto etica) che la sottende. Si tratta, a ben vedere, della stessa rifondazione del luogo dell'autore nel procedere narrativo. Ma, a motivare il silenzio che ha circondato quest'ultima produzione di Samuel Beckett, nel nostro paese, grazie anche all'opera meritoria dei critici, in specie quelli di professione, narrare è e deve essere raccontare, e raccontare deve equivalere a gratificare. Ciò vuol dire che il lettore italiano, se non altrimenti indirizzato (e in virtù di chissà quale "soffiata") può facilmente fare a meno di questo sottile tirocinio, diciamo pure, purgatoriale e meritarsi il paradiso degli scrittori delle riserve, e delle riserve degli scrittori. Gabriele Frasca 218
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==