solo attraverso un'esperienza di straniamento. Ecco un esempio: Siamo un miscuglio qui, d'Armeni e Siri e Greci e Medi. Tale è Remane. Eppure ieri, quando l'erotico suo viso rischiariva la luna, la nostra mente corse al Carmide di Platone. (Città dell'Osroene)42 Eccone un altro: Sono monete con le scritte indiane. Sono d'imperatori potentissimi, di Evukratindaza, di Strataga, di Menandraza, di Eramaiaza. Così ci riferisce il dotto libro la scritta indiana sul verso. Ma il libro ci mostra pure il recto, l'altra faccia, che in sostanza è poi l'unica che conta, col profilo del re. Come si ferma all'improvviso e si commuove il Greco, leggendo in lingua ellenica Ermeo, Menandro, Eucratide, Stratone. (Monete) Testi come questi sono tutto sommato riconducibili al procedimento classico dello straniamento (la «visione» di Sklovskij). Ma che cosa succede nel testo seguente? Dove la lingua greca non è più, come sopra, qualcosa di smarrito che si riconquista con improvvisa illuminazione in un contesto straniero, ma è lei la «lingua straniera» - Rafaele, si vogliono da te pochi versi: un'epigrafe per il poeta Ammone. Una cosa squisita e fine. A perfezione saprai - sei l'uomo adatto - scrivere per il poeta Ammone, uno dei nostri. 87
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