Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

ne di Mirra, e stimo, e aspetto, e chieggo, I come rimedio unico mio, la morte (Atto III, scena 2a). Bisogna dire che i personaggi alfieriani si contentano per lo più di esclamare Oh giorno!, e non oh vita! ma oh vista! Vero però che nell'atto II, scena 2a dell'Agamennone si leva Oh giorno I per me tremendo! «Orrenda» è piuttosto la notte. Nell'interiezione leopardiana ORRendo cresce su Oh giORno e continua ad agire in vERDe [etate]. A ridosso com'è, l'altra interiezione si distingue nettamente, da Ahi a v/A ( da v/A a Ahi in Inf I 1-4). Fremo è un trasalimento a cui per essere chiaramente «mortale» occorre una !ti in luogo della / f/ : non c'è componimento del Canzoniere petrarchesco in cui tremo non sia accompagnato dal suo anagramma, morte (morta, mortai nel son. CCCXLII). Con fremo (nel Tasso frema segue frenò, G.L. III 53, 6-7; l'Ariosto fa fremer MaRFisa, O.F. XXXVI 22, 5) è entrato nella Sera, al v. 30, orme. Inclino naturalmente a pensare che due correzioni siffatte non siano simultanee senza interdipendenza anagrammatica; ma non voglio forzare, e concludo su questo punto rilevando che, non così lontano come orma, al v. 18, pure in 6a, è forse, che fremo sembra stringere in una morsa. 5. [quasi] ORMA 30. L'autografo napoletano regala la variante vestigio, vocabolo vestito della festa che nello stesso verso è sostenuto da fuggltO, ma soprattutto nel verso· successivo da DÌ e fESTÌvO (quindi da anT/chi e grldO 34, infine da fEST/vO 41): 228 28 E fieramente mi si stringe il core A pensar come tutto al mondo passa E VESTIGIO non lascia. Ecco è fugg/tO Il DÌ fEST/vO, ed al fEST/vO il giorno Volgar succede [ ...]

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