Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

numero eletto I per adornar il dì festa et altero (dove donne va sentito tra sENDO e aDOrnar); e impiega una volta sola anche feste sostantivo. Affrettiamoci a conoscere il trattamento per IST/ nella za strofadella canzone Quel'antiquo mio dolce empio signore, CCCLX, dove /ST/ è in arsi con STAto come nel passo ora citato del Sabato, nello stesso verso in cui s'inasprisce con STRinger omometrico a SPReZZai (che riporta alla mente la za e la 5a strofa della famosa canzone dantesca Così nel mio parlar voglio esser aspro), e dove non senza sorprenderci fiorisce, come in Leopardi, dopo un numero di versi quasi uguale, gravi, ora affiancato da inGRAto, a cui prepara CRudele: Così 'l mio tempo infin qui trapassato è in fiamma e 'n pene: et quante utili honeSTe vie sprezzai, quante feSTe, per servir quESTo lusinghier crudele! Et qual ingegno à sì parole preSTe, che STRinger possa 'l mio infelice STato, et le mie d' ESTO ingrato tante et sì gravi et sì giuSTE querele? 2. DOLCE [e chiara...]. Arcinoto che la descrizione iniziale sublima la versione omerica, Iliade 555-559, inclusa nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, di poco anteriore (1818). Leopardi aveva scritto: 218 Una notte serena e chiara e silenziosa, illuminata dalla luna, non è uno spettacolo sentimentale? Senza fallo. Ora leggete questa similitudine di Omero: Sì come quando graziosi in cielo Rifulgon gli astri intorno della luna, E l'aere è senza vento, e si discopre Ogni cima de' monti ed ogni selva Ed ogni torre; allor che su nell'alto Tutto quanto l'immenso etra si schiude,

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