Presente dunque solo nel titolo, festa, che fa pensare a ginestra, ben asseconda con isocronismo sillabico SEr A e l'incipit, soprattutto SEnz A (legato a vENto) e quETA. Anche più persuade il richiamo a festa suscitato per entro l'idillio da lessemi provvisti anch'essi di /STI in tesi, per lo più preceduto da le/, come apriSTi 10, quESTo 11, viSTA 12 e, non troppo discosta da questa siepe, la rima interna piacESTi: rESTi 19-22. Ecco, con simmetria e varietà: 10 QUANTA piaga m'apriST/ [...] 19 [...] a QUANTI oggi piacESTI 22 QUANTO a viver mi rESTI [...] Siamo vicini alla musica amara, «aspra», del Sabato del villaggio, ispessito per questa via soprattutto nella strofa conclusiva (già la squilla dà segno Della FESTA che viene; I Ed a quel suon dirESTI I che il cor si riconforta, 20-22; e ai vv. 6-7 è la rima Ornare ella si apprESTA I Dimani al dì di FESTA), dove il secondo festa sembra voler sfuggire alla tenaglia dei due cotesta (ad inizio di verso il primo, in fine il secondo). Aspro anche l'attacco del Sabato,GARZoncello SCHeRZoso (rammento quella zona di Inf XXIX 73ss dove alloggiano schianze,ragazzo,pizzicor ecc.: lì ci si tira giù di dosso la scabbia con le unghie), e anche alleGReZZa, a cui volge, ultima nota aggricciata, GRave: Garzoncello scherzoso, CotESTA età fiorita È come un giorno d'allegrezza pieno, Giorno chiaro, sereno, Che precorre alla FESTA di tua vita. Godi, fanciullo mio; STAto soave, STAgion lieta è cotESTA. Altro dirti non vo'; ma la tua FESTA Ch'anco tardi a venir non ti sia grave. Petrarca nel Canzoniere dice una volta dì festa, CCXXXVIII 6, vestito della festa: sendo di donne un bel 217
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