re, mette in rilievo l'atteggiamento attivo che in essa prevale e la sua connessione con la lotta, più che con la fuga. Anch'egli però sottolinea la funzione di controllo dell'angoscia, e trascura gli elementi che si riferiscono alla vera essenza del processo euforico, il controllo dell'oggetto; il controllo, nella sua evoluzione verso il possesso dell'oggetto, comporta l'affiorare, come notava Abraham, del sadismo, che è il motivo per cui il progetto euforico può così difficilmente essere esplicitato: ma rimane il fatto che, ben al di là della semplice difesa, il progetto di controllo dell'oggetto rimane connesso ad una spinta pulsionale efficace, e rappresenta una trama fondamentale della vita interiore, come una decisione che costruisce tutta la serie di rapporti che seguono. Il termine di decisione è usato da Freud, nel suo scritto del 1938 riguardante la scissione. Nota Freud come in tutti i pazienti in analisi si possa vedere una decisione presa nel primo periodo della storia personale: si tratta del rifiuto della realtà ai fini del rifiuto della proibizione, livello che continuerà a convivere con l'altro, quello del riconoscimento della realtà e quindi dei segnali di pericolo; ne può derivare un disturbo della funzione sintetica dell'Io. Basta osservare la data dello scritto per capire perché Freud non abbia precisato e sistematizzato i rapporti tra scissione e rimozione. Rimane il fatto che, annota Freud, il superamento di questo è possibile con l'investimento libidico del terapeuta, con una alleanza costituita da aspettative di riconoscimento e da pretese nei suoi confronti, e cioè da una forma di controllo dell'oggetto. Si ripresenta qui la ribellione all'impostazione passiva vista da Freud come lo strato roccioso, in Analisi terminabile ed interminabile, che è poi ribellione alle norme di realtà vissute come imposte ancora una volta dal genitore, dall'analista-genitore, che si vorrebbe appunto invece, e seduttivamente, controllare. I due livelli, rifiuto della 205
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