Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

Il verbo latino da cui discende riparare è ovviamente reparare (proteggersi, accomodare) che sembra contrapporsi ad un altro derivato di parare: separare. Si potrebbe osservare che se frustrazioni, dolori, depressioni e lutti hanno in genere come motivazione fondamentale una separazione, nessun termine meglio di riparazione dovrebbe, di essi, rappresentare l'elaborazione, il sollievo e il superamento. Parare peraltro (per procurare o procurarsi, oppure vestire o adornarsi, o anche fermare, trattenere e difendere) è affine ad altri verbi latini coma paro-parere e come pario-parere, che arricchisce il significato di procurare con le accezioni di produrre e di partorire. Altrettanto significativo il gentilizio di ricreare, dappoiché il latino creare da cui proviene ha la stessa radice di crescere, ed entrambi traggono origine da una più antica voce indoeuropea, per cui si ha, in sanscrito, krta (fatto) e, da noi, creato e cresciuto. Restauro e riparazione maniacale Quando la piccola Anna attacca la sua analista alla vigilia delle ferie estive, devastando la scatola dei colori e il cassetto che la contiene (scatola e cassetto che dalla Segal erano stati interpretati come seno e corpo della madre), e presentandogliene i resti le ingiunge imperiosamente - Devi aggiustarla subito e farla diventare proprio come prima- è un restauro assoluto che esige, cito tuta et iucunde, ovvero, come afferma la Segal, una riparazione maniacale. E lo ribadisce con il suo comportamento mentre la psicoanalista si sforza di accontentarla. - Tu devi farlo invece di me- dice- io farò il canto-. E canta infatti, in maniera pretenziosa, eccitata, impaziente e, come converrà con lei, magica; perché magico è, nelle sue confessate intenzioni, il ricorso al canto come ad una specie di abracadabra. 55

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