Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

continua ad usare indifferentemente riparazione, restauro e ricreazione, anche se, con la sua consueta chiarezza precisa meglio di ogni altro la distinzione kleiniana tra la riparazione vera e la falsa riparazione. La falsa riparazione o riparazione maniacale, che esemplifica in certe «istituzioni caritatevoli, dove i dirigenti si ritengono dispensatori di carità e di riparazione verso gente ingrata e di scarso valore, che essi credono essenzialmente cattiva e pericolosa», avrebbe le seguenti caratteristiche: 1) l'oggetto da riparare non deve mai essere sperimentato come danneggiato dal soggetto; 2) esso deve essere sentito come inferiore, dipendente, disprezzabile, odiabile e potenzialmente persecutorio; 3) la riparazione non viene mai compiuta in rapporto ad oggetti primari o ad oggetti interni, ma sempre in rapporto ad oggetti più remoti; 4) la riparazione maniacale deve essere compiuta in modo da risparmiare al soggetto lo spiacevole riconoscimento della perdita e della colpa; 5) essa non può mai essere completa «perché se lo fosse l'oggetto pienamente restaurato tornerebbe ad essere amato e stimato e libero dal controllo onnipotente del soggetto maniacale». Spigolando fra le etimologie Anche Traversa aveva riportato come restaurare derivi dal latino staurare, affine di stare; apparentato con voci greche come staur6s e stylos, rispettivamente piolo e colonna, accomunate quindi nel significato di possibile puntello. Prima di essere impiegata prevalentemente nel mondo dell'arte la parola ebbe un'utilizzazione politica che, dalla Roma imperiale al congresso di Vienna e fino ai giorni nostri, venne acquistando una connotazione sempre più negativa, passando dal senso originario di compensare, rinnovare, riparare, a quello di segnalare il trionfo di un movimento, più che conservatore, reazionario. 54

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