Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

assetto per generale convenzione definito setting. È pure noto come inevitabilmente Freud trasferisse nella nuova pratica quello spirito di ricerca che lo aveva animato nel precedente tirocinio presso la facoltà medica, e come questa ricerca conducesse con intrepida risolutezza e con l'entusiasmo del teorico rivoluzionario o, secondo la sua definizione, del conquistatore di nuovi territori scientifici. Ed è infine noto come perciò andasse progressivamente sostituendo al precedente atteggiamento, prevalentemente finalizzato alla cura dei disturbi per i quali i pazienti si rivolgevano a lui, una disponibilità meno circoscritta, tale da consentirgli di trasfondere nella sua attività clinica anche i suoi interessi umanistici, la sua robusta fantasia, la sua spiccata curiosità, tanto da consentire di conseguenza una rivalutazione di quest'ultima naturale inclinazione, la curiosità, soffocata dal moralismo e dalla pedagogia di quel tempo. Avvenne frattanto che i nuovi metodi freudiani non incontrassero il favore della classe medica viennese, ma suscitassero anzi in vario grado, anche fuori di Vienna, diffidenze, incredulità, biasimo e scherno, così da costringere lo spregiudicato pioniere, in cerca di collegiali solidarietà, a costruirsi un interlocutore, lontano e un poco matto, e intrattenere con lui un lungo e peraltro fecondo dialogo epistolare, sorretto da un consenso che si fondava più sul reciproco bisogno d'ascolto che su di una convinta partecipazione. La psicoanalisi laica Piano piano però intorno a lui, che aveva interrotto successivamente il sodalizio con il dottor Breuer e con il dottor Fliess, vennero raccogliendosi degli allievi, in parte medici con analoghe inclinazioni, ma in parte di diversa formazione come Reik o di nessuna formazione, veri e 48

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