Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

guistici, il tutto alla luce, certamente, di una corretta contestualizzazione sia simbolica sia materica, ma anche di una norma e di una serie di procedure, già destinate e prescelte come idonee per quel pubblico particolare. In ogni caso l'interprete, sia quello presente fisicamente sia l'insieme delle sollecitazioni che rappresentano la committenza più invisibile, non fa altro che ribadire ciò che è già riconosciuto come esistente e perciò vero. Questa è la ragione, secondo noi, del fatto che il restauro è sempre un intervento che tenta di rimettere in scena una rappresentazione, non tanto secondo una logica di vero/falso, quanto invece attraverso tappe di avvicinamento all'idea di come dovrebbe apparire l'artefatto agli occhi non dei suoi contemporanei, ma a quelli degli interpreti posteriori: l'avvicinamento, in questo caso, dovrebbe operare nella direzione della contemporaneità, fermo restando il rispetto, iconografico e, se è possibile, materico, del suo originario contesto d'uso e di semantizzazione. Il problema del restauro, proprio per questa ragione, coinvolge il rapporto, sempre aperto, tra antico e moderno: Quello che ormai conferisce un carattere di lotta quasi sacrilega al conflitto tra antico e moderno è che antico designa un periodo, una civiltà che non hanno solo il prestigio del passato, ma anche l'aureola del Rinascimento, di cui è stato l'idolo e lo strumento. Il conflitto tra antico e moderno non sarà tanto quello tra passato e presente, tradizione e novità, quanto quello tra due forme di progresso: il progresso ciclico, circolare che pone l'antichità al sommo della ruota, e il progresso per evoluzione rettilinea, lineare c�e privilegia ciò che si allontana dall'antichità. E l'antico su cui il Rinascimento e l'umanesimo si sono appoggiati per fare la modernità del XVI secolo che si ergerà di fronte alle ambizioni del moderno4 • Il restauro, nonostante alcune anticipazioni, fa parte 209

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