. accenderle e spegnerle direttamente facendole nascere e morire o cercandole fra la lunghezza delle onde confuse e spezzate, polverizzate a neve. Una luminosa linea orizzontale avvertiva che le valvole erano saltate. Per seguire bene le immagini di un film o di uno spettacolo teatrale o musicale si dovevano cancellare parole e suoni a cui servivano altri passaggi (scomporre, ricomporre). Il campo lungo di un film era vasto e disperso, il primo piano circoscritto ma più profondo. Le immagini in primo piano cancellavano o tendevano a cancellare quelle di fondo. A teatro la voce guidava lo sguardo, nel film era l'immagine a condurlo. La cancellazione di un'immagine nella foto era affidata alle macchie e alle macchie del tempo. Cosa catturava di uno stesso cielo un obiettivo che scattava ogni giorno da uno stesso angolo per un arco infinito di tempo? I negativi custodivano quanto lo sviluppo e la stampa potevano rivelare ma anche modificare (sottoesporre, sovraesporre). Le immagini potevano essere l'approdo visibile di un processo che dall'interno affiorava verso l'esterno, immagini che prima di essere viste erano sentite. Le immagini del ricordo potevano lievitare da un passato lontano fino a varcare la soglia fetale, o da passati più vicini. A volte affioravano inaspettatamente e facilmente, a volte con grande difficoltà, a volte murate non affioravano: esplodevano. Altre erano cancellate e perdute per sempre, specialmente per chi proiettato in fuga verso il futuro non aveva esercitato il ricordo. Il ricordo chiedeva tempo, attenzione e nessuna paura. Generalmente nel corso di una vita il ricordo affiorava in maniera intermittente e poteva essere sollecitato da fatti, oggetti, persone. Si sprofondava nel ricordo quando 202
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