Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

mente essa si trova di fronte, ciascuno con le proprie istanze in attesa di una soddisfazione, il testo, la tradizione esecutiva, il giudizio storico. La filologia che si dichiara estranea a compromissioni col gusto interpretativo rifiuta di assumersi la responsabilità della concretizzazione. Chi invece si assume l'onere va incontro all'imprevedibile, pur nel rispetto delle più severe intenzioni ricostruttive. È in questo senso che Harnoncourt può rivendicare all'esecuzione filologica un carattere di modernità, destinato ad essere inteso oggi e non da una ideale platea di due o tre secoli fa frutto di pura astrazione. A proposito della prima esecuzione condotta con criteri filologici della Matthiiuspassion di Bach egli ricorda: Ciò che stavamo facendo non era affatto la restaurazione di una qualsiasi immagine sonora storica, la ricostruzione archeologica dei suoni del passato; era invece un'esecuzione moderna, un'interpretazione del XX secolo... Temevamo che il nostro principio - eseguire ogni brano come se non l'avessimo mai suonato prima, come se non fosse ancora stato mai eseguito - non fosse più attuabile per la Passione secondo Matteo a causa dei riferimenti troppo forti frutto di un così alto numero di esecuzioni. Ma si� invece prodotto da solo, grazie alla sonorità orchestrale e alla meravigliosa trasparenza dei cori dei fanciulli e degli uomini: la Passione secondo Matteo era per noi completamente nuova, non l'avevamo mai né sentita né suonata prima, non c'era nessun riferimento14 • Quel carattere di novità su cui insiste Harnoncourt è il medesimo carattere che spinge altri a rifiutare questo tipo di esperienza come negatrice di un patrimonio sonoro acquisito e che si vuole ad ogni costo preservare perché è sentito come un valore, come il prodotto di un progresso anche spirituale. Un'esecuzione come quella di Harnon167

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