nifestamente oggettivabile in senso tecnico-scientifico nonché filologico. La storia dell'intepretazione musicale nel nostro secolo è una disciplina sostanzialmente nuova soprattutto nella metodologia della sua ricerca che sfrutta appunto come materiale di studio primario il documento sonoro e il cui campo d'azione è delimitato con precisione dalla distanza che intercorre fra l'opera sotto forma di notazione musicale e l'opera stessa sotto forma delle realizzazioni musicali compiute che se ne danno. Realizzazioni che tendono ad amplificare il rilievo di questa distanza, letture la cui frequente estrema differenziazione di esiti sonori ne rivela l'indiscutibile spessore interpretativo e offre materia consistente per uno studio storico comparativo dell'interpretazione che, già oggi, occupa un posto rilevante nella pubblicistica musicale3 e nella cui aspirazione ad uno status di scientificità entrano in gioco problematiche di ordine filologico, ermeneutico e storiografico. L'emergere dell'aspetto esecutivo come categoria centrale della musica costituisce però non solo lo sfondo da cui la volontà della filologia di indagare la prassi esecutiva del passato lontano trae un eventuale impulso ulteriore, saldandosi idealmente con il campo di ricerca di chi indaga sul passato più recente. È proprio il confronto con questo presente e con quanto emèrge dall'operare su dati sonori concreti che fa risaltare in termini diversi il compito di chi si propone di ricostruire un'immagine sonora perduta, sottolineando più che mai quale ampia gamma di indeterminatezza inerisca alle esecuzioni della musica dei secoli passati, quanto ampie siano le lacune informative da colmare. Se infatti nel presente la comparazione delle interpretazioni rivela sensibili divaricazioni in sede esecutiva a fronte di un testo che- almeno per il repertorio più diffuso, esteso su un arco che va da fine '700 ai primi del '900154
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