non sembrava responsabile direttamente di grandi svolte nella storia della vita sulla terra- come la separazione dei sessi nelle piante - Darwin ricorreva dunque a spiegazioni che mettevano in campo fattori quali il risparmio o l'uso più efficiente delle risorse naturali; fattori la cui efficacia rinviava in ogni caso alle prevalenti condizioni di lotta per la vita. Applicate alla nostra «riva intricata» argomentazioni del genere portavano a scorgervi- oltre la prima, generica impressione dell'intrico e della lotta- un ordine dettato dalle regole dell'efficienza e dell'uso parsimonioso delle risorse. Che questa immagine della natura "economa" fosse ben radicata nella mente di Darwin è confermato dalla spiegazione che egli diede di un altro curioso fenomeno del mondo vegetale: i fiori chiusi, in cui la fecondazione avviene necessariamente dentro il medesimo fiore ed è dunque un'autofecondazione (cleistogamia). L'esistenza ancora oggi di fiori del genere era per Darwin una sfida alla legge della fecondazione incrociata, la quale sola assicura discendenti vigorosi destinati a soppiantare gli altri nella lotta per la vita. I fiori chiusi, sui quali evidentemente né il vento né gli insetti possono agire per attuare una fecondazione incrociata, erano per Darwin fiori imperfetti, degradati. L'unica ragione che poteva spiegare la loro sopravvivenza era il risparmio delle energie dell'individuo che essi consentivano poiché nessuno dei semi rischiava di andare perduto nel trasporto. «I fiori cleistogami - scriveva Darwin - consentono una fornitura abbondante di semi con poca spesa, e non vi è dubbio che la loro struttura è stata modificata precisamente a questo scopo». In altre parole, il vantaggio che i fiori chiusi perdevano in termini di fecondazione incrociata, lo riguadagnavano in termini di risparmio delle risorse vitali. Per questo le piante con fiori chiusi hanno potuto sopravvivere, anche se di norma presentano accanto a questi fiori normali fiori aperti adatti alla fecondazione incrociata. 233
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