siero. Egli ragionava nei termini seguenti. Nel caso delle piante che sono prive perlopiù di movimento, l'ermafro- . ditismo deve essere stato nei tempi più antichi l'unico sistema capace di assicurare una prole numerosa e dunque la sopravvivenza della specie. A un certo punto, tuttavia, dovevano essersi sviluppate anche le specie con i sessi separati che oggi osserviamo. La separazione dei sessi, si è detto, assicura una prole più vigorosa imponendo l'incrocio tra individui diversi. Ma è vero anche che le prime piante con i sessi separati avevano dovuto affidare la loro riproduzione- in concreto, il trasporto del polline- all'azione incerta e non ancora collaudata degli insetti o del vento. Come avevano potuto dunque sopravvivere accanto alle piante che ai fini della riproduzione continuavano a contare esclusivamente su se stesse? Si imponeva a questo punto una spiegazione diversa da quella centrata sull'idea del vantaggio che deriva da una prole più vigorosa; una spiegazione che a Darwin appariva in ogni caso non meno appropriata. È intuitivo ritenere, argomentava Darwin, che la produzione da parte dello stesso individuo tanto del polline (l'elemento maschile) quanto dei semi (l'elemento femminile) comporti un notevole dispendio di energie. Si può supporre dunque che piante o fiori che, per effetto di mutate condizioni ambientali, si trovino a vivere in un ambiente avverso, trarranno vantaggio dal dover produrre soltanto il polline o soltanto i semi. In quelle condizioni, come si esprimeva Darwin, «deve essere altamente vantaggioso per la pianta il fatto che i poteri vitali del medesimo fiore o individuo non siano gravati (o 'tassati': taxed) dalla necessità di produrre sia il polline che i semi». Le prime piante con i sessi separati, dunque, per imporsi accanto o a spese delle più antiche piante ermafrodite possono aver sfruttato le energie rese disponibili dal risparmio di forze vitali consenti- .. to dalla separazione dei sessi. Dove la lotta per la sopravvivenza e la riproduzione 232
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