questi che, agendo per un arco temporale vastissimo, avevano prodotto gradualmente quel groviglio di relazioni interorganiche che dominano la vita della famosa «riva intricata» quale noi la osserviamo oggi. È abbastanza evidente che, agli occhi di Darwin, in quella riva vigeva un ordine profondamente diverso da quello suggerito dalle antiche immagini di un'armonia della natura, o di una cooperazione tra gli organismi imposta da un piano preordinato. Ed è certo che i traduttori tradivano profondamente Darwin quando, spinti dall'inerzia che mantiene a lungo in vita gli stereotipi, parlavano di «spiagge ridenti», «plaghe lussureggianti» e via dicendo. È pur vero, tuttavia, che anche Darwin suggeriva di rintracciare, sotto l'intrico delle relazioni interorganiche, un ordine o una conformità a legge. Quali erano dunque i tratti salienti di questo nuovo ordine o nuova legalità darwiniana della natura? I fiori offrivano a Darwin importanti testimonianze anche a questo proposito. Era convinzione di Darwin che l'accoppiamento tra individui diversi assicurasse la produzione di una prole più vigorosa e quindi favorita nella lotta per l'esistenza. Questo principio generale sembrava peraltro in contrasto con la presenza nel mondo vegetale di molte specie ermafrodite o di specie in cui è possibile - anche se non è la norma - una fecondazione interna al medesimo individuo. Se si supponeva che la prole delle specie ermafrodite era meno vigòrosa delle altre, come spiegare il fatto che anche quelle specie avevano potuto sopravvivere fino a oggi nella lotta per la vita? Per mettere ordine nella complessa questione Darwin seguiva alcune idee-guida che, benché non espresse esplicitamente nella sua teoria, dovevano guidare il suo pen231
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