era convinto che il nettare fosse semplicemente un escremento della pianta; una tesi che lasciò perplessi altri, specialmente fisiologi, che non potevano ammettere che la pianta espellesse come escremento sostanze preziose per la sua sopravvivenza. Per Darwin dunque, la ricompensa capace di spiegare le visite degli insetti poteva essere costituita da parti diverse del fiore; nel caso del Coryanthes, per esempio, dal labello. Oltre che utile per spezzare il nesso finalistico della tradizione settecentesca, l'idea di una molteplicità delle forme in cui poteva presentarsi il cibo-ricompensa era in sintonia con l'immagine darwiniana di una natura in cui domina un totale «opportunismo» nell'uso delle risorse disponibili. Così il nettare poteva essere escremento per la pianta, cibo per gli insetti o, ancora, nel caso delle api che cadono nella cavità del Coryanthes, singolare mezzo in cui compiere un bagno fuori programma. Anche quest'ultimo «accidente» assumeva un'importanza tutta sp�ciale nella logica della spiegazione darwiniana. Mentre le regole severe della lotta per l'esistenza dominano le relazioni fondamentali tra gli organismi, vi è spazio in esse anche per eventi che, nell'uso corrente del linguaggio, possono dirsi casuali. Il ruolo assegnato al caso, anzi, appariva a Darwin come un ulteriore antidoto contro l'ipotesi delle relazioni finalistiche che teneva insieme gli organismi nell'immagine tradizionale della natura. Ecco dunque gli ingredienti essenziali della spiegazione darwiniana dei rapporti tra fiori e insetti: lotta per il cibo e la sopravvivenza, modelli di comportamento complessi che assicurano la riproduzione del maggior numero di individui anche nelle condizioni più svantaggiose, strategie in cui l'«opportunismo» della natura e il «caso» svolgono una parte non trascurabile. Erano fattori come 230
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==