Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

aveva inizialmente accolto la scala, ma nel 1755 disegna una «tavola dell'ordine dei cani», cui viene spinto- significativamente - dalla straordinaria complessità di questo gruppo. La «tavola» è dichiaratamente una mappa e chiaramente è già una mappa orientata. Lo è, in primo luogo, perché Buffon ha individuato un preciso «filo di Arianna» - la «degenerazione» per cause ambientali - che gli consente, per esempio, di indicare un punto di partenza (non esisteva, nell'immagine linneana), rappresentato dal cane da pastore («la razza primitiva, la razza originaria, la razza madre di tutte le altre», «il vero cane della natura»). La «tavola» è una mappa orientata, in secondo luogo, perché non rinvia più a un territorio che è possibile attraversare in tutte le direzioni, ma segnala una quantità finita di percorsi (quelli della diffusione del cane da pastore, che ne ha prodotto le numerose varietà). Infine, Buffon segue alla lettera le indicazioni linneane e sfrutta fino in fondo le potenzialità dell'immagine: la «tavola» è orientata mediante rosa dei venti (come le vere mappe) e viene concepita come carta della distribuzione geografica delle razze canine: «la carta è orientata come le carte geografiche e ho badato, per quanto era possibile, di conservare la reciproca posizione delle regioni». Qualche anno più tardi, quando anche George Edwards ha riconosciuto i vantaggi della nuova immagine (1758), Buffon opera un compromesso fra mappa e rete, invitando come Linneo a collocare i corpi à distanze proporzionali all'entità delle loro differenze ma anche, come Donati, a disporli su fili che corrono parallelamente e si incrociano perpendicolarmente (come le «righe» dei soldati in un «drappello»: 1765). E sulla base del compromesso egli si dichiara insoddisfatto anche delle due dimensioni: perché, afferma, «la natura non fa un sol passo che non sia in tutte le direzioni; procedendo in avanti si allarga di fianco e si alza di sopra; essa percorre e riempie, contemporaneamente, le tre dimensioni» (1766). Questo suo interven210

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