filosofo tedesco punta su una variante di scala(la «catena») che più e meglio di altre suggerisce l'esistenza di stretti collegamenti fra i corpi naturali e così ne prospetta l'articolazione: «gli uomini sono legati agli animali, questi alle piante e le piante ai fossili, che a loro volta si fondono con quei corpi che i nostri sensi ci rappresentano come assolutamente inanimati». La natura è un continuum in cui nessuno saprebbe tracciare linee di separazione: «tutti gli ordini dei corpi naturali formano una sola catena, in cui le diverse classi, come altrettanti anelli, sono così strettamente connesse le une alle altre che è impossibile(...) determinare esattamente il posto in cui l'una finisce e comincia l'altra». «Tutte le specie(...) sono equivoche», dunque, perché tutte dotate di caratteri «che possono egualmente bene essere attribuiti all'una o all'altra delle specie vicirie»(1707): com'è il caso dei «fossili» e degli «zoofiti», che collegano i minerali ai vegetali e questi agli animali violando i confini stabiliti fra i tre regni. Molti naturalisti accolsero con entusiasmo le indicazioni leibniziane, sia perché, come ho già detto, esse liberavano la scala da ogni implicazione supra- o extranaturale, sia perché si traducevano nella proposta di una serie finalmente attendibile e controllabile, sia perché aprivano una caccia agli «anelli mancanti» della catena, tanto suggestiva quanto promettente. Fra quei naturalisti vanno ricordati almeno Antonio Vallisnieri in Italia, Richard Bradley in Inghilterra e Charles Bonnet in Svizzera. Nel 1721 Vallisnieri rende omaggio proprio a Leibniz, non causalmente, e compila un lungo elenco di «anelli» della «prodigosa catena», di «nodi» della «gran fune» della natura. Insiste ripetutamente sulla continuità di tale «catena» o «fune» e in particolare vi inserisce le scimmie, quali «passaggio» dai quadrupedi all'uomo. Qualche anno più tardi egli sarà ancora più preciso, e grazie a un celebre lavoro di Edward Tyson,(1699) vi inserirà, quale corpo intermedio fra le scimmie e l'uomo, lo scimpanzé 202
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