Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

la manodopera non è che 'capitale variabile', possiamo farci un'idea del radicale 'rovesciamento di valori' compiuto dal comunismo. Il dominio del lavoro passato ('alienato') su quello presente finisce. Il lavoro presente - attuale, creativo e libero - diventa l'alfa e l'omega del comunismo. Non soltanto perché tale sistema è più 'morale', più 'giusto', ecc. Ma prima di tutto perché questo è l'oggettivo ordine delle cose. L'uomo totalmente sviluppato dà alla società molto di più - incomparabilmente di più - dell'individuo unilaterale. L'individualità come tale per la prima volta nella storia acquista pieno valore, pieno significato.» Ma col socialismo «reale» così non è stato. È accaduto il contrario, lo schiacciamento dell'individuo. Una causa sta per me nel fatto che gli individui - dinanzi all'angoscia dell'autorealizzazione - hanno colluso col «Commissario», lasciandosene dominare. E nel numero speciale del «l'Unità» sull'anno 1984 ed Orwell, Massimo Cacciari scriveva: «Questo vivere 'sradicati' dal presente, questa 'fede' che il senso stesso del nostro vivere lo si potrà raggiungere solo 'oltre' il presente, questa dolorosa impotenza a 'stare', rivolta a noi, caratterizza quest'epoca più profondamente ed intensamente di ogni suo progetto o di ogni sua previsione. Da un capo all'altro la nostra vita è 'infuturata'.» E intimava «Basta col futuro, torniamo al presente! ». Tutto questo per dire che il nostro incontrarci ha, per me, un significato se tendiamo l'arco in un atto presentibile. Del presente possibile. Milano, 2 novembre 1984 Luigi Pagliarani 243

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