Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

cietà, dell'umanità se si vuole. Per il nostro presente. Dalla conoscenza personale che io ho di Franco mi sento legittimato ad individuare in lui una tensione, non solo da psicoanalista, ma da uomo di quest'epoca che lo portava a fondare una politica, che certamente non è la politica di Craxi, né la politica di De Mita, né quella di Natta. Ad ogni modo, tanto per condensare il senso- e il sentimento - che danno vita alla psico-socio-analisi mi limito a questi pochi elementi. Freud considerava amare e lavorare i due verbi fondamentali, tanto che la cronaca di quei tempi ci racconta che, a contatto col potenziale paziente, Freud lo indagava soprattutto per cercare di capire se la persona era in grado di amare e di lavorare. Se riscontrava dei disturbi nella coniugazione- si fa per dire- esistenziale di questi due verbi, allora riteneva appropriato un trattamento psicoanalitico. Ora, questi due verbi che Freud vedeva integrantisi a vicenda, nel corso della storia della psicoanalisi si sono scissi. Tanto che, se osservate- così, a peso- la letteratura ormai infinita della psicoanalisi, i saggi, gli articoli, i libri, le ricerche dedicate al lavoro si contano quasi sulle dita di una mano, mentre invece la produzione riguardante il verbo amare ed i suoi adiacenti è sterminata. La psico-socio-analisi si ripromette, appunto, la reintegra­ ·zione della doppia, simultanea coniugazione dei due verbi che - secondo un calembour che ci divertiamo a ripetere - se sono regolari in grammatica, risultano invece difettivi in psicologia. Difettivi nel senso che di solito non ne coniughiamo tutte le forme, tutti i tempi e tutti i modi. Magari abbiamo amato (in passato) ma non siamo capaci o disposti ad amare (al presente). Oppure «faremmo» al condizionale, ma non stiamo facendo (all'indicativo). Mi capita di riscontrare in genere che la forma del verbo più trascurata è quella riflessiva, donde gli errori blu delle condotte narcisistiche (se - come sono convito e il mito stesso svela- Narciso non si ama). L'altro elemento che vi posso fornire è che l'approdo alla psicoterapia progettuale ha origine da una ricerca, all'inizio degli anni 80, nel vasto e difformè territorio delle cosiddette psicoterapie brevi. Va però precisato che noi - voglio dire il gruppo di ricerca che lavorò con me- ci distanziammo, strada facendo, 213

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