chez, prigioniera della melma. Per tre giorni. Non riescono a salvarla. Mancano lè pompe per sciogliere il fango che si cementifica. Capita la fine, Omayra dice piangendo al medico che l'assiste: «Signore, non è giusto finire così, non ho ancora 13 anni» E chiude gli occhi, lasciandosi ingoiare dal fango. Non voglio fare della retorica strappalacrime. Voglio solo indicare che il nostro immenso progresso tecnologico, lì ha fallito. Per me, per la disciplina che coltivo - la psico-socio-analisi - il fatto è un elemento socio-analizzatore, che ci induce ad interrogarci e ad agire di conseguenza. Sulla nostra cultura che, volendo, è anche fornita di altri eventi. Terremoto di Città del Messico. Imprigionato dalle macerie, il piccolo Luisito sarà salvato. Migliaia di persone hanno partecipato allo scavo per arrivare in tempo. Nell'impresa hanno perso la vita 220 soccorritori. Come in guerra. Ma è un altro morire in un'azione di salvataggio. Culturalmente - e umanamente - diverso. È la differenza che corre tra una brutta e una bella morte. Anche in guerra, del resto, è più bello, più gratificante rischiare la pelle nel salvare un compagno ferito che far fuori un soldato nemico. Mi si è impresso nella mente il nome dell'agente di pubblica sicurezza - Alborghini - che, dopo essersi prodigato allo spasimo per estrarre corpi dalle ferraglie dell'attentato alla stazione di Bologna, all'indomani si suicidò lasciando scritto ai familia�i di non poter più sopportare una vita in cui succedevano attentati così malvagi. Dimenticava che, coesistente col cinismo dei terroristi, la realtà conteneva anche la sua generosità. La realtà totale dell'ambiguità, così difficile da tollerare e così imponente. Ambigua è la frase che ho messo in epigrafe. Oltre il senso più diretto ed epidermico che rivela circa l'intenzione del suo autore (credo fosse Longanesi), io ne leggo un altro, convivente e opposto: noi buoni a nulla - cioè: impotenti - possiamo anche essere capaci di tutto, renderci attori o promotori della soluzione. Della mutazione culturale che sposa l'amare al fare. Alla vera dissacrazione della guerra si perviene nell'accettazione convinta dell'ambiguità, antidoto dello schizofrenico e paranoico aut-aut fonte micidiale di ogni infanticidio. Negli scritti che seguono mutano le date, ma il problema per211
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==