avanti: «Noi sembriamo vivere in una particolare combinazione di impotenza, terrore e onnipotenza» col circolo vizioso della proiezione reciproca di responsabilità tra governi e cittadini, per cui o siamo paranoici nei confronti dei governi - la colpa è loro - o lasciamo la responsabilità nelle loro mani di soli esperti. L'articolo conclude con la denuncia del «nascondersi dietro lo scudo della neutralità psicoanalitica», per affermare: «Ci dicono che non dobbiamo mischiarci con la politica. Ma questo è lo schermo del diniego. Avere familiarità coi fatti e riconoscere i fatti psichici, di cui noi conosciamo qualcosa rispetto ad altre persone, ed avere il coraggio di provare a dichiararli in moto netto, è nei fatti l'atteggiamento psicoanalitico. Dobbiamo guardare le nostre paure e mobilitare le nostre forze contro la distruzione. E dobbiamo essere ascoltati. [..." Quando il fenomeno nazista era ben evidente ai nostri occhi, la comunità psicoanalitica fuori dalla Germania fu in gran parte silenziosa. Questo non deve ripetersi. [...]". Non dobbiamo rimanere zitti!». L'appello finale e l'accusa contro il nascondersi dietro lo scudo della neutralità hanno un retroscena. Se la Segal - che denuncia la colpa del silenzio - fosse stata più esplicita avrebbe potuto riferirsi a quel che successe ad Amburgo in occasione dell'ultimo congresso internazionale, il primo-dopo il nazismo - che si teneva· in Germania, avendo faticosamente superato l'opposizione di chi non ne voleva sapere di quel paese. Il programma del congresso prevedeva un «meeting» del gruppo degli psicoanalisti «for the prevention of nuclear war». Quell'incontro fu espulso, ebbe luogo in un'altra sede perché l'American Psychoanalytical Association non gradiva in quanto organizzazione avere a che fare direttamente con quel gruppo. Si potrà partecipare individualmente, precisò Limentani, presidente di turno. Nessuno si oppone, nessuno discute la curiosa decisione. Secondo la norma, quel congresso si concluse con la «evaluation session». Tutto va ben. I primi dissapori emergono circa l'elenco dei partecipanti, che non è stato né fatto né diffuso, col sospetto di qualcuno che dietro vi siano ragioni politiche. Alla fine Anne Marie Sandler, psicoanalista di Londra, solleva la questione nucleare, trovando un'analogia tra il comportamento 208
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==