Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

sti delle oscure passioni primitive, ma attraverso te forme superiori dello spirito. Anche in Freud la consapevolezza della potenza delle forze irrazionali non comporta la rinuncia a schierarsi con le forze della ragione. L'uomo nel corso del suo sviluppo ha sempre meno espresso la sua emotività attraverso movimenti che interessassero tutto il corpo, fino ad arrivare a contenere nella mimica facciale e nella gestualità le manifestazioni esteriori delle emozioni. Dell'azione completa di aggressione, dello scatenato impulso di violenza resta l'abbozzo, nel gesto di minaccia e nelle espressioni dell'odio e della collera, attraverso i muscoli facciali. Tra i bambini Arapech esiste il divieto di lotta e di aggressione verso i simili, tuttavia è loro permesso, nei momenti di collera, battere i piedi e i pugni per terra, rotolarsi, scagliar pietre e legni su altri oggetti. L'abitudine di sfogare la propria aggressività su oggetti vicini perdura nell'età adulta; il suono del tamburo o il battere un legno contro un albero svolgeranno la stessa funzione. In questo caso si tratta non tanto di controllare le emozioni, quanto di esprimerle senza fare del male11 . Il processo di incivilimento ha comportato una sempre maggior sostituzione del contatto diretto, del tatto con la visione e il contatto a distanza, dell'oggetto con la sua rappresentazione simbolica, dell'azione con il gesto. Von Clausewitz sembra anticipare questa trasformazione sul piano della guerra quando afferma: «se si ammette l'influenza dello scopo politico (e si deve necessariamente ammetterla), non esistono più limiti alle mitigazioni della guerra e dobbiamo rassegnarci a discendere fino a quelle guerre che si limitano a minacciare l'avversario e servono solo ad appoggiare negoziati»12 . Il termine polemos, riservato da Platone alla guerra vera e propria, fa riferimento alla lotta fra gli uomini al 201

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