Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

tata, poiché racchiude la morte. Il pensiero della morte non lo si regge se non per lampi, non appena si sente che la morte è effettivamente possibile. Certo, ogni uomo è destinato a morire e un soldato può invecchiare tra le battaglie; ma per coloro la cui anima è sottomessa al giogo della guerra, il rapporto tra la morte e l'avvenire non è 16 stesso che per gli altri uomini. Per gli altri la morte è un limite imposto in anticipo all'avvenire; per essi è l'avvenire stesso, l'avvenire assegnato loro da una professione. Che uomini abbiano per avvenire la morte è contro natura. Non appena la pratica della morte ha reso sensibile la possibilità di morte che ogni minuto racchiude, il pensiero diviene incapace di passare da un giorno al suo domani senza traversare l'immagine della morte. Lo spirito è teso, allora, come può soffrire di esserlo solo per brevissimo tempo, ma ogni nuova alba riconduce la stessa necessità; i giorni aggiunti ai giorni formano anni. L'anima patisce violenza tutti i giorni. Ciascun mattino l'anima si mutila di ogni aspirazione, perché il pensiero non può viaggiare nel tempo senza traversare la morte. Così la guerra cancella ogni idea di scopo, fino all'idea stessa degli scopi della guerra. Cancella il pensiero stesso di metter fine alla guerra. La possibilità di una situazione a tal punto violenta è inconcepibile finché vi si abita; ma quando vi si abita è inconcepibile che abbia fine. Così non si fa nulla per procurare quella fine. Le braccia non sanno smettere di tenere e di maneggiare le armi alla presenza di un nemico armato; lo spirito dovrebbe architettare qualcosa per trovare una via d'uscita: ma ha perduto ogni capacità di architettare qualcosa a tale scopo. È occupato interamente a farsi violenza. Sia in servitù sia in guerra, le sventure intollerabili durano in virtù del loro stesso peso e sembrano così, dal di fuori, facili da sopportare; durano perché privano delle risorse necessarie ad uscirne (...) Tale la natura della forza. Il potere che essa possiede, di trasformare gli uomini in cose, è duplice e si esercita 141

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