Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

presto obliato della «Comune» di Parigi - la popolazione civile aveva, più o meno, continuato a vivere «come prima». Non sorprende perciò che, prima del 1914, a parte un cenno, in legame con la figura di Charcot, alla guerra Franco-Prussiana, e taluni riferimenti al passato (guerra dei Trent'anni, delle Due Rose, guerre puniche) l'unica osservazione rilevante dedicata da Freud al fenomeno guerra è quella contenuta nella «Minuta teorica H» allegata alla lettera a Fliess del 24 gennaio 1895, ove, tra gli esempi dei «meccanismi sostitutivi» propri della paranoia, e volti a «respingere una rappresentazione incompatibile con l'Io mediante una proiezione del suo contenuto all'esterno», Freud include quello della «grande nation» che «non può concepire l'idea di poter essere sconfitta in guerra. Ergo non è stata sconfitta, la vittoria non conta. Essa dà un esempio di paranoia collettiva e inventa il delirio di tradimento»3 • Qui l'uso della espressione grande nation, e la sottolineatura del «delirio di tradimento», oltre che la datazione della «Minuta», non rendono improbabile l'ipotesi che Freud avesse in mente «l'affaire Dreyfus», che doveva essergli ben presente se, più tardi, gli suggerirà un sogno e se, nel Motto di spirito, a proposito di una ambigua battuta sulla «innocenza» (di Dreyfus e di una ipotetica ragazza) osserverà: «Lo stupore provocato dal paragone e l'equivocità del termine 'innocenza' non possono compensare il fatto che l'allusione, la quale allora si rivolgeva a un affare investito di tutta la nostra eccitazione, ci rammenta oggi [nel 1905] un interesse ormai sopito»4 • Che l'«eccitazione» di cui Freud parla possa riferirsi, anche, in prima persona a se stesso, sembra fuor di dubbio. Ernst Kris lo fa notare nella sua Introduzione alìe lettere a Fliess: «I due amici seguivano le notizie del processo Dreyfus e la 'battaglia per la giustizia' di Zola con comprensibile interesse: a questo proposito sembra che 105

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