dei problemi di maggiore respiro sollevati da Euripide. Sul dramma della guerra, in particolare, Seneca propone quasi un dialogo a distanza con Euripide, volto a mettere a fuoco un problema non privo di implicazioni ideologiche e filosofche. All'esortazione ad evitare la guerra, formulata nella tragedia euripidea, Seneca sembra apporre una risposta decisamente pessimistica all'interrogativo sull'evitabilità della guerra: all'invito a «rifuggire dalla guerra» (per usare le parole di Cassandra), egli replica, si potrebbe dire, mostrando le radici profonde della guerra in un furor dell'uomo che lascia scarsi margini alla pace. Si può senz'altro prescindere dalla considerazione dei presupposti filosofici di questa posizione di Seneca, la cui analisi riguarderebbe, più che l'opera teatrale, l'ideologia dell'autore. Basti notare, en passant, che questa sorta di dialogo che Seneca sembra voler intrattenere con Euripide prefigura, in fondo, interrogativi e risposte che si sono affacciati ricorrentemente, sul problema della guerra, nella storia del pensiero occidentale; nella nostra epoca, ancora, nel dibattito sul «Warum Krieg?» che è stato al centro, nel 1932, di un breve carteggio fra Einstein e Freud26 . Con tutte le cautele e le riserve, ovviamente, che simili raffronti esigono, e senza alcuna velleità di paragonare il furor di Seneca al Todestrieb di Freud. Fabio Stok 101
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