interlocutorio; per parte nostra quindi incominciamo col chiederci: se, come si precisa verso la fine del testo, i tre casi contengono già potenzialmente la soluzione, e la terapia funge al ruolo di polo catalizzatore, qual'è la posizione del terapeuta? È quella di un Maitre quando stabilisce la durata della terapia, durata che non dovrebbe essere fissata «rigidamente», ma che nei tre casi in questione (pensiamo soprattutto all'adolescente quindicenne) concretamente si interrompe nel tempo stabilito da:l terapeuta? Se, come è detto all'inizio, giova tener presente per un adolescente il problema del suo futuro, in che cosa si distingue un terapeuta da un insegnante, da un educatore, visto che come avviene nel primo caso è l'insegnante ad ispirare la scelta degli studi universitari così come sembra essere il terapeuta, nel secondo caso, ad influenzare lo stile di pensiero della sua paziente? Data l'essenziale funzione «catartica» della terapia, che ripete, come ci dice Vikar, il momento della separazione ad un livello meno traumatico e più differenziato, che ne è, ci chiediamo, dell'armatura concettualmente rigorosa del terapeuta? In che misura il desiderio di aiutare del terapeuta si confonde, in ultima analisi, con la suggestione o con una nuova ipotesi? (Pensiamo all'ipnosi paterna e materna di cui ci parla Ferenczi). Ci rendiamo conto di quanto ampio sia il margine di soggettività presente negli interrogativi appena esposti, ma riteniamo che non ci si possa esimere da una seria considerazione sui «buoni risultati» della terapia di cui ci parla l'autore; anche lì, e ci avviamo a concludere su questo punto, ci pare entri in gioco un metro di giudizio che non va certo da sé e su cui, mentre ci avviamo ad una parentesi del nostro discorso, pensiamo sia utile sostare. Abbiamo lasciato, tempo fa,12 Mary Barnes ed Joseph Berke (gli autori del Viaggio attraverso la follia) comodamente seduti in poltrona ad assisterere alla rappresentazione sulla scena della traduzione o, come si dice, della riduzione teatrale del loro lavoro; lavoro terapeutico, è bene ricordarlo (che traccia le tappe di una lunga, difficile, drammatica e «folle» terapia!) a proposito del quale ci era parso importante sottolineare la funzione «mortificante» dell'interpretazione assieme al suo esito di 212
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==