Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

ad analisi con la stessa Klein, oltre ad esserne allievo. Nel dare adesso la parola ad uno fra i più attenti interpreti di Bion, Giovanni Hautmann48 , si è invitati a riflettere come «Melanie Klein stesse recependo nell'analisi di Richard qualcosa che con i suoi strumenti teorici e con la fedeltà alla loro coerenza non sarebbe stata in grado di tradurre in concetti[...] Ma noi -prosegue l'autore- non possiamo scartare l'idea che chi[Bion] meno coinvolto di lei nella costruzione del suo strumento teorico, ma in contatto vivente con il suo controtransfert e con questo suo problema, potesse fare l'esperienza di diventare 'il pensatore dei di lei pensieri non pensati'. Richard chiedeva cioè che si pensasse 'un qualcosa'. Bion diviene, nel gemello immaginario, il pensatore dei pensieri senza pensatore scaturiti dal caso di Richard per diventarne- conclude Hautmann- in seguito il teorico».49 . Ma soprattutto Richard chiedeva ciò che Bion ha raccolto fin dal gemello immaginario: che si mettesse in ombra il contenuto. «Mi pare- è ancora Giovanni Hautmann - prepararsi (per Bion) quello che sarà l'invito (all'analista) a mettere tra parentesi memoria e desiderio»50. E la teoria ritrova lo spazio che la fa latente. Freud elaborò il concetto di barriere di contatto nella sua corrispondenza con Fliess, testimone della nascita del pensiero psicoanalitico, Bion le pose nella loro estensione e elasticità a fondamento della possibilità per l'umano di pensare, Finzi fa del sistema di barriere la struttura teorica fondante la psicoanalisi51 . In ogni caso sono funzione di un poi e sfuggono a Melanie Klein che nel suo teorizzare ritrovò invece come testimone l'allievo Bion, pronto a raccogliere di Richard la teoria latente scappata di mano alla sua analista. A questo punto se la geografia si annette alla psicoanalisi e la fantasia è lecita, bisogna parlare del fiume tenendo presente che Melanie Klein, appena giunta a Londra, annotò che finalmente ritrovava una città col fiume. 216

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