Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

«grandi» pronunciando la celebre frase: «l'avvenire della psicoanalisi sta nella psicoanalisi dei bambini». Nell'Autobiografia Klein rievoca l'avvenimento commentando «[...] indimenticabile! [ ...]. Nellamisura in cui non ero in grado di rendermi conto dell'importanza del mio contributo alla psicoanalisi, le sue [di Abraham] parole sono state molto sorprendenti per me. Certo, sapevo interiormente che il mio modo di lavorare coi bambini era l'unico possibile ed ero già soddisfatta dei risultati che avevo ottenuto e dei pochi articoli che avevo scritto. Tuttavia non ero in grado di valutare il mio contributo alla psicoanalisi come successivamente è stato fatto da molte persone e come oggi io stessa lo giudico». Fino ad allora il lavoro con i bambini era stato considerato, al Policlinico di Berlino, sicuramente di minor interesse e validità rispetto alla casistica trattata. Osserviamo che, nei primi tre anni, dal momento cioè della nascita (1920) del Policlinico, al '22, i bambini avevano costituito un numero esiguo di pazienti: nel 1920 su un totale di 140 persone i bambini visitati erano stati 9 dei quali 2 vennero seguiti in trattamento. Nel 1921 il numero totale divenne di 187, i bambini furono 9, i trattamenti intrapresi 3. Nel 1922 su 122 visite il numero dei bambini segue il deflusso e diviene di 4. Costanti a 2 i trattament1·2 s . Ma non siamo certo di fronte a una questione di numero. Vedremo infatti l'affacciarsi del problema dell'analisi laica, cui è preludio la formazione dell'analista, uno dei compiti fondamentali assegnati al nascente Policlinico per garantire la riproduzione della specie psicoanalitica2 9. Nella scissione «made in Berlin» operata fra psicoanalisti medici e psicoanalisti laici si accompagnano, alla convinzione espressa da Karen Homey che «una buona formazione medica rimane tuttavia la miglior prepara210

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==