Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

Di alcune trasposizioni Le modulazioni di voce che suddividono le vocali, all'origine infinite, come ricordava Leopardi, indeterminabili, quasi un unico suono, sono state fissate dai grammatici e dall'uso nei tre stadi: sonore, semimute, mute (sonas, semisonas, insonas, annota Isidoro, forse sulla scorta di Apuleio). Tra le altre suddivisioni fonematiche, in quella di vocali turbate persiste la traccia dell'antica difficoltà d'una trascrizione grafica definita. L'analisi delle dittongazioni nelle diverse isoglosse, la legge della rotazione ed altre leggi della fonologia hanno portato nella quiete rigorosa della disciplina l'antico indivisibile suono. L'analogia ha trascinato le vocali fuori dal loro recinto alfabetico per disporle verso altre, non sempre foniche, designazioni. Dal Du Cange apprendiamo che vocales erano chiamati, in alcuni ordini religiosi, «qui suffragii ferendi in capitulis jus habent». Ma anche, com'è noto, vocales erano i musici che cantavano i tropi del gregoriano, il graduale e i passi alleluiatici, predecessori dei mondani cantori vocali all'epoca della fioritura del bel canto e delle arie e delle romanze. Una trasposizione nell'ordine rurale e un'altra nell'ordine militare danno alle vocali inconsuete responsabilità: ricorda il Porcellini che la distinzione vocalica serviva a designare il vario concorso all'opera dei campi: vocali (servi), semivocali (boves), mute (plaustra); così come il comando militare poteva essere vocale (diremmo, diretto, a voce), semivocale (tramite trombe ecc.), muto (per via di insegne, vessilli ecc.). 233

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