oggi più abitabile: più lontani come siamo dal momento acuto e fecondo di quel rivolgimento, dal culmine segnato dall'«ultimo metafisco dell'Occidente», e più vicini a una gaia scienza del frammento: siamo forse più felicemente imbarcati a una gita al faro, sapendo che: La grande rivelazione non sarebbe forse giunta mai. Era sostituita da piccoli miracoli quotidiani, illuminazioni, fiammiferi accesi all'improvviso nel buio; come allora. Il ricordo di quei labili episodi; di lei e di Charles Tansey dinanzi alla battigia; della signora Ramsay... Questo tempo del frammento è un lascito che ha fruttificato nel gusto di un'infinita divisione, nella scoperta dello schizzo, dell'accenno a un movimento di scrittura, del suo respiro e della sua intermittenza. Certo il tempo ha per misura l'istante, e il ricordo non apre sul passato: è un lampo, lo scoppio del magnesio di una parola divina: la «divinità in incognito», ospite breve della poesia di Montale. Ma questo tempo brucia in se stesso leggermente: è il regno del riso di Bataille, un salto, una libertà slegata che si illumina a cui dare un nome, come a un fiore: una sorta definita d'esperienza, qualcosa tra la caduta di Dio (della trascendenza) nel derisorio e una tazza di thè, è il pal, come lo chiama Bataille. «Il pal è un riso così forte che non resta nulla», c'è in questo capitolo del «Journal», in Sur Nietzsche, una lunga citazione da un frammento postumo del 1888: è un frammento sui piccoli ideali di una felicità criminale; senza dire sì o no alla realtà, se non di tanto in tanto, essere sempre felici, poichè anche l'afflizione intrattiene l'uomo felice. Ciò che è felice è proprio la piccolezza che viene dall'intermittenza: sassolini di rivelazione, piccoli ciuffi di toni, di note ripetute nell'inventio della variazione. Il frammento che ha dietro di sé le divinità dell'attimo, ma anche le risate di Odradek, può essere felice come una 218
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==