Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

sguardo sull'opera: Gide, Woolf, Musil, e tanti altri. Ma su questo fronte del moderno c'è soprattutto frammento, e il diario finisce coll'esserne una forma avanzata di organizzazione. Dal diario al frammento: rovesciando il titolo di uno dei paragrafi del Barthes par Roland Barthes abbandoniamo il punto di vista per cui dietro ai tanti frammenti che si scrivono ci sarebbe un'aspirazione segreta, uno sforzo clandestino verso il diario. Un diario gideano, naturalmente, che chiuda il cerchio della scrittura barthesiana con il ritorno, anche solo come un orizzonte, al primo testo da cui tanti anni prima era partita. Abbandoniamo il gesto che rompeva con un pudore allora inconfessabile: lasciando i luoghi poco frequentati del diario portiamoci ai luoghi nevralgici dove il frammento ha in qualche modo fatto il «novecento» - virgoletto per indicare più il movimento che non il tempo. Ma il primo «novecento» al frammento ha dovuto arrivarci, e c'è arrivato più come a una maledizione necessaria che non come a una conquista. Come dovendo lasciare un giardino edenico, un giardino di pienezza e di presenza, con la sua lingua divina, per fare nuovamente - a una di quelle svolte periodiche della storia - l'esperienza della Torre di Babele o della perdita totale di parola: la benjaminiana traduzione della lingua delle cose in quella degli uomini; e la chandosiana lingua sconosciuta in cui parlano le cose mute, e in cui un giorno dalla tomba si risponderà a un giudice sconosciuto. Prima di appendere al muro delle essenze le loro parole, prima di approdare al silenzio, questa stessa Lettera di Lord Chandos fa tragica esperienza della frammentazione, e in quelle acque perigliose naufraga. 215

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