dell'«io» scrivente sul teatro della realtà, sia per il diario di finzione predisposto al massimo sfruttamento degli effetti del sistema. Così una certa essenza sentimentale è perfettamente rappresentata nel Diario di una giovinetta come in un romanzo che non è neppure in forma diaristica ma che ricupera al suo interno le potenzialità di questa scrittura del sentimento ai propri fini narrativi. In 1984 di Orwell, Winston Smith alla ricerca della coscienza schiacciata dal dominio universale della società fantascientifica del Grande Fratello apre, anche a costo della vita, un diario. Si procura un oggetto d'antiquariato, un quaderno a coste rosse e carta lucida, come non se ne fabbricava da molti anni, si cerca una tana che sfugga all'occhio delle telecamere, e graffia infine con una vecchia penna la superficie della pagina. Qui il diario nasce come frontiera contro la cancellazione della coscienza individuale, come luogo antico capace di «salvare» un uomo, di restituirgli le sue sensazioni. Quando le prime immagini sconnesse si precisano, sulla pagina torna anche una sensazione vissuta poco prima. E torna in una forma nuova. Così Winston con il diario ritrova il senso di un incontro, può nominare ciò che ha provato, sapere che è desiderio. A questo punto si ripropone la struttura degli sguardi proibiti: tutta l'investigazione sul desiderio nel diario di Winston Smith è immersa nel circuito nascosto-svelato: la scoperta del diario comporterebbe la pena di morte, dunque è accuratamente nascosto; ma fin dall'inizio, e all'insaputa dell'autore, esso è letto proprio dal potere cui doveva essere nascosto. Così il diario, e la vita dell'autore che gli è legata, continuerà finchè lo consentirà l'istanza stessa contro cui è nato. Ne concludiamo che dal sentimentalismo privato e autobiografico fino alla costruzione romanzesca più raffinata, il diario, non tanto come genere, ma come posizione di discorso, rivela le proprie risorse, diciamo, 212
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