Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

due diari - uno «spontaneo» e l'altro romanzo - si rivela in entrambi il complesso rapporto che il genere intrattiene con interlocutori consapevoli o inconsapevoli, spesso menzionati nel testo. Già il fatto che un diario sia «segreto» lascia vedere la complessità di struttura, rispetto alla lettera, per esempio, che ha un destinatario palese. Nella Chiave, Tanizaki mette a frutto questa complessità d'articolazione costruendo un romanzo sulla finzione di due diari incrociati. Il lettore legge tratti del diario del marito, e tratti di quello della moglie: entrambi per vie diverse sono segretamente i destinatari dello scritto dell'altro. Entrambi se lo nascondono, ma scrivono per l'altro e tentano di modificarne il giudizio e il comportamento attraverso il segreto del proprio diario. Il gioco di copertura e svelamento non regge solo il giro degli sguardi proibiti sulle pagine, ma anche quello sui corpi: regge il reale rinnovamento del rapporto sessuale di questa matura coppia. Di nuovo, nel Diario di un vecchio pazzo, Tanizaki mostra con il diario una passione e la rete di relazioni che tesse intorno al personaggio scrivente. In ogni caso la fortissima assunzione del punto di vista di chi scrive contribuisce a fare del diario una forma particolarmente adatta a certi effetti. L'accumulazione ripetitiva degli elementi di cornice temporale e logistica formano una specie di terrazza, di passaggio obbligato attraverso una serie di garanzie relative alla realtà e alla concretezza realistica dello scrivente e del suo ambiente. Il passaggio funziona come un trampolino, un punto di lancio per le più spericolate «soggettivizzazioni». Cosa questa che fa del diario un luogo esclusivo, un luogo dove «io» parla dentro un cerchio magico in un gioco di prospettiva che è tutto particolare. Questo vale sia per il diario «spontaneo» - quando non sia chiuso nella noia insormontabile degli abbagli autobiografici - con le sue chiamate alla ribalta 211

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