Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

Dal diario al frammento: una storia felice Il diario è oggi un genere screditato. Nessuno si mette in cerca di un bel quaderno, o della carta giusta, della penna e soprattutto del luogo per scriverlo. E naturalmente del luogo per nasconderlo: un diario non può che essere segreto. Non per questo è sparita la scrittura autobiografica, che anzi fuori dal suo alloggio corre in tutti gli spazi non suoi: una raccolta di versi, le pagine di un romanzo, qualche miscellanea saggistica. Eppure il diario ha una storia illustre per l'educazione sentimentale di giovinette e innamorati del sette e ottocento. Ci sono piccoli gioielli come quel Diario di una giovinetta, anonima viennese, che a detta di Freud permette di vedere «quel che accade negli anni della pubertà nell'animo di una ragazza», di vedere «i sentimenti uscire dal semplice egoismo dell'infanzia e raggiungere la maturità», e che lascia anche vedere la forma stessa semplificata del diario, la sua forma esemplare. Intorno alle annotazioni «spontanee» di episodi reali della vita c'è l'attesa di una scoperta che corre in tutte le pagine. Tutti gli eventi servono a confermare o a smentire «quelle cose»: a scuola con le compagne, in famiglia con la sorella e il fratello, con i genitori e i conoscenti la nostra eroina usa tutte le nozioni a sua disposizione progressi209

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